lunedì 15 agosto 2011

COME USCIRE DALLA CRISI PARTE 1: TAGLIARE PROVINCE E REGIONI

E' inutile stare quì a dire come abbiamo bisogno di tagli, si ma non a livelli di povertà, una cosa che però si dovrebbe sicuramente non sottovalutare sarebbe quella dei tagli a tutti i ceti di potere. Iniziamo subito con la solita manfrina del parlamento per carità avrò anche li modo di dire la mia in primis ma c'è anche da dire la burocrazia italiana non conosce mezzi termini per questo è fondamentale cominciare ad eliminare regioni e province, mi piacerebbe dire di eliminare entrambi, ma partiamo a gradazioni. La regione che sicuramente non ha "senso" è non è razzismo è sicuramente la Valle d'Aosta che verrebbe così assorbita dal Piemonte, così per il Molise che andrebbe all'Abruzzo, il Friuli al Veneto, il Trentino alla Lombardia, la Liguria da dividersi con Piemonte,Toscana ed Emilia Romagna. Poi ci sono le province, Aosta, Ascoli, Asti, Benevento, Biella , Caltanissetta, Carbonia-Iglesias, Crotone, Enna, Fermo, Gorizia, Grosseto, Imperia, Isernia, La Spezia, Lodi, Massa-Carrara, Matera, Nuoro, Olbia-Tempio, Oristano, Piacenza, Pistoia, Prato, Rieti, Rovigo, Medio Campidano, Savona, Siena, Sondrio , Terni, Ogliastra, Trieste, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli e  Vibo Valentia. L'eliminazione di questa lunga lista di province per iniziare sarebbe la distruzione di gran parte del potere burocratico italiano, ed un imput all'attivazione dell'eliminazione totale delle province e in futuro di tutte le regioni. Ovviamente i dipendenti intesi non come consiglieri o assessori vari delle rispettive province o regioni verrebbero integrati nei comuni di appartenenza senza così perdere il proprio posto. Le province eliminate invece verrebbero in primis assorbite nella provincia confinante che ha meno abitanti. Sarebbe un grande inizio per l'eliminazione e l'attacco a tutti i poteri forti della politica. Non dobbiamo infatti farci intenerire da politici vari, spesso consiglieri comunali che svolgono la pratica di consiglieri provinciali o regionali, spesso, onorevoli e senatori che per assurdo sono già liberi professionisti, quindi questo sarebbe un forte attacco alla male istituzione, fiduciosi che la gente finalmente cominci a pensare che i costi della politica sono eccessivi e complici di una crisi messa in atto dal potere finanziario dei padroni e non dagli operai, e disoccupati. Da precisare il notevole guadagno nel non avere enti come regioni e province in sede di votazioni, lo stato così risparmierebbe migliaia di milioni di euro per ogni votazione, dando così più potere ed autonomia a tutti i comuni italiani.
Antonio Di Lena (Libertà Controcorrente)

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